Silvia, Giacomo e Pommy

Questa e’ la storia di Silvia, i suoi ricordi della notte del 24 Agosto 2016.


Sono circa le 3.00, Pommy e Giacomo hanno appena finito di lavorare… mentre aspettiamo il passaggio per tornare a casa, decidiamo di sederci sulle scalette della chiesa sconsacrata; ricordo loro due seduti davanti a me per coprirmi il più possibile dal freddo… ricordo la nostra chiacchierata sul viaggio che avremmo dovuto fare prima dell’inizio della scuola… ricordo una panda passare a tutta velocità sul corso (correva talmente tanto da attirare completamente la nostra attenzione). Non c’è quasi nessuno sul corso, poche persone ancora nei propri negozi per prepararsi al giorno dopo e chiudere. Si sente solo la nostra voce… quasi tutti sono nelle case a dormire. Tutta Amatrice è illuminata dai lampioni, quei lampioni che alle 3.36 si sono spenti e ci hanno lasciato nel buio più totale. Sentiamo un boato fortissimo e subito dopo vediamo tutto tremare… Giacomo scatta in piedi, mentre Pommy mi tira per un braccio e in 2 secondi netti ci ritroviamo in mezzo alla strada, abbracciati, cercando di coprirci a vicenda le teste, spaventati e con gli occhi chiusi; in quel momento sentiamo solo il rumore delle case che crollano e dei calcinacci che cascano prendendo la mia caviglia e il ginocchio di Pommy… mi sembrava un incubo. Quando riapriamo gli occhi, il buio ci ha completamente avvolto, con le torce dei cellulari cerchiamo di fare un po di luce, vediamo solo polvere… nient’altro… illuminando per terra vediamo cumuli di pietre, rocce e calcinacci. Vediamo una ragazza, che fino a poco prima si trovava in macchina, raggiungerci da una delle viette laterali, dicendoci che era stata colpita in testa da una pietra. Sentiamo un odore strano, cerchiamo di illuminarci intorno… la pompa di benzina… una casa… entrambe avevano fughe di gas, perciò decidiamo di allontanarci e raggiungere il bar Patrizia, dove al suo interno c’erano quelle persone con cui siamo stati fino a qualche minuto prima, che per fortuna ne sono uscite salve. In quel momento vediamo un uomo in cima ad un cumulo di macerie urlare il nome di una donna, che però non rispondeva… quella voce tremante, sopraffatta dal pianto, dalla paura, dalla rabbia mi risuona ancora nella mente. Noi eravamo li, eravamo ad Amatrice, senza sapere nulla di Retrosi e Sommati, dove si trovavano i nostri rispettivi familiari… Ho il cellulare quasi scarico e nemmeno prende bene; con quel pochissimo segnale inizio a chiamare un po tutti, ma nessuno risponde… non so cosa fare, l’ansia e la paura stanno cominciando a prendere il sopravvento, continuo a chiamare e quando ho il cellulare al 2% mia cugina mi risponde… sentivo a malapena la sua voce, però sono riuscita a capire che tutti i miei familiari stavano bene, per poi riperdere la linea. Voglio andare da mia madre, ma non posso. Pommy riesce a sentire il fratello, che gli dice di essere uscito di casa e che si trova al punto di ritrovo al campo sportivo, ovvero dall’altra parte del corso rispetto a dove ci trovavamo noi, quella parte del paese che non riuscivamo neanche a vedere per i cumuli di macerie troppo alti. In quel momento perdiamo di vista Giacomo, mentre noi decidiamo definitivamente di raggiungere il campo sportivo; abbiamo la bocca completamente impastata con la polvere che si trova nell’aria. Poco più avanti troviamo una bambina girare tutta sola davanti ad un palazzo, sotto shock e con il viso pallido; decidiamo di fermarci ad aiutarla, chiedendole dove fossero i genitori, lei prova a dircelo, ma non ci riesce… subito dopo sentiamo un uomo parlare in spagnolo con la bambina dalla finestra del palazzo davanti a noi; avvisiamo il signore che la bambina si trova con noi,lui invece ci spiega che aveva calato sua figlia dalla finestra legandola ad un lenzuolo, ma che lui non sa come scendere perché non trova nulla per farsi luce. “Ragazzi qui con me c’è un altro bambino, ma non è mio… è passato nel mio appartamento attraverso una crepa nel muro”. Io rimango con la bambina, mentre Pommy si ferma sotto la finestra, aspettando che quell’uomo gli cali il bambino, legato ad un altro lenzuolo. Il bambino sotto shock e che sembra non provare emozioni, si avvicina a noi insieme a Pommy alla centro della strada, mentre l’uomo è ancora bloccato li… in questo momento si sente una seconda scossa… noi 4 ci abbracciamo coprendoci il più possibile le teste. “Signore sta bene?” non risponde… “signore tutto ok?” niente… la bambina comincia a piangere… “SIGNORE!” “Eccomi eccomi!” Grazie al cielo! Pommy cerca di aiutare quell’uomo, mentre io rimango vicina ai bambini al centro della strada, cercando di scaldarli, tranquillizzarli e non fargli respirare tutta quella polvere il più possibile. Non so come sia possibile, ma in quel momento sentiamo un cellulare squillare sotto una delle sedie che stanno fuori dal bar Patrizia, troviamo la torcia e Pommy lo lancia perfettamente nella finestra dove era affacciato l’uomo, che riesce a prenderlo al volo… esce dall’appartamento e a raggiunge le scale, momento di silenzio… non sappiamo che fare, non facciamo altro che sperare… sentiamo un urlo fortissimo e terribile, talmente tanto da farci venire i brividi, ma poco dopo vediamo l’uomo uscire dal portone e raggiungerci, con un sorriso incredibile. Decidiamo allora di attraversare tutto il corso, completamente coperto di macerie, mandando avanti l’uomo con i 2 bambini (ricordo una grande macchia di sangue sulla schiena del bambino, che mi fa accapponare la pelle). Andiamo avanti, camminando su pietre, pezzi di metallo, insegne di negozi (ad esempio mi è rimasto troppo impresso il vedere a terra l’insegna dell’emporio Mozzetti, però dall’altra parte della strada rispetto a dove si trovava il negozio). Ricordo persone uscire dalle viette laterali in pigiama, a piedi scalzi, in biancheria intima, con ferite in testa… ricordo le persone urlare da sotto le macerie… volevo provare ad aiutarli, ma gli altri mi dicevano di non farlo, perché sarebbe stato troppo pericoloso… sento ancora nella mia testa quelle grida strazianti, quelle urla di aiuto, di dolore, di paura… un’altra cosa veramente terribile di questo terremoto: sapere che io sono viva, sentire le persone gridare aiuto da sotto le macerie e non poterle aiutare… mentre camminavamo ricordo ciò, ma anche la grandissima paura, le macerie sotto ai nostri piedi, la polvere nell’aria, che ci rendeva difficoltoso respirare. Siamo fuori, tutti e 5 siamo fuori grazie al cielo! Raggiungiamo Domenico e Talida al campo sportivo, mettendoci un po nella loro macchina. Stanca morta riuscivo solo a piangere, mentre aspettavamo che uscisse la luce. Non so come ci siamo salvati, ci sono state 2 scosse più forti e molte altre un po più leggere; non so come sia possibile, ma nel momento che camminavamo sulle macerie, sotto ai balconi pericolanti, in mezzo a case che erano in procinto di crollare, non c’è stata nessuna scossa, né piccola né grande, nulla. Il giorno dopo abbiamo visto delle foto di Amatrice dall’alto… mi è venuta la pelle d’oca, non ci credo… come è possibile?! Il corso di Amatrice è completamente coperto di macerie, cumuli di macerie, ma vedendo bene le foto di come era il corso prima che i pompieri spostassero i calcinacci per farsi un minimo di strada, abbiamo notato una cosa incredibile… il punto dove ci trovavamo all’inizio, davanti alla chiesa sconsacrata, era coperto di macerie, senza però ricoprire il punto esatto al centro della strada dove ci trovavamo io, Pommy e Giacomo, per questo motivo però le macerie sono riuscite a prendere il ginocchio di Pommy e la mia caviglia. Inoltre al centro del corso più o meno, vicino alla torre, si nota un altro piccolo punto, davanti al bar Patrizia, dove le macerie non hanno ricoperto la strada, perché il bar non è crollato, mentre gli appartamenti che si trovavano dall’altra parte della strada sono crollati in parte su loro stessi, senza invadere più di tanto la carreggiata, in quel punto esatto dove stavo con i bambini. Noi ci trovavamo lì, ci siamo salvati perché stavamo lì e non in un punto differente… questo è l’unico punto in cui le macerie non hanno invaso la strada. Non dimenticherò mai questa terribile esperienza, i luoghi dove ho passato buona parte della mia infanzia, uno dei pochi dove mi trovavo a mio agio ed ero me stessa, lasciandomi bellissimi ricordi, che porterò sempre nel cuore, insieme a questi angoli di paradiso e alle persone che questo terremoto mi ha portato via. Non dimenticheremo mai e rinasceremo, ne sono certa… rinasceremo più forti e più uniti di prima.

《Ogni vita che salvi, ogni pietra che poggi… fa pensare a domani ma puoi farlo solo oggi!》❤

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